L’erba, tagliata e accasciata a terra, modifica il suo colore diventando di un pacifico giallo chiaro.
Viste da lontano, le impronte della falciatrice, al ritmo di un rumore lontano, disegnano cerchi concentrici che fanno lentamente cambiare le sfumature cromatiche del campo.
Io, a bordo piscina, sonnecchio sul lettino facendo attenzione al bisbiglio del vento che increspa l’acqua azzurra.
Caldo sulla pelle smorzato da nuvole vagabonde.
Chiudo gli occhi assopita.
Riaprendoli, vedo il piccolo laborioso puntino che, come una formichina all’orizzonte, continua i suoi giri “trasforma-colori“.
Il verde dell’erba ancora intonsa, diventa un quadratino sempre più piccolo al centro del campo.
Mi giro pigra dall’altro lato in cerca di qualcosa. Mi addormento.
Quando riapro gli occhi è quasi il tramonto.
Le ombre si sono allungate sulla vallata. La falciatrice girella ormai su se stessa, mangiando, come in un antico vidoegioco, gli ultimi pixel di erba verde.
E sorrido.
Penso che passare la giornata in questo modo sia davvero delizioso.
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