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martedì 9 febbraio 2010

IL TERZO GRADO.

Sproloquiato da eppifemili alle 09:13 11 commenti



E' mattina.
Esco come al solito di fretta.
Bardata come un'eschimese con tanto di occhialoni da sole alla Jacky Kennedy Onassis, cappello da pescatore e sciarpa da tifoso romanista della curva sud.
In pratica di me spunta solo una piccola parte del naso.
Sono totalmente in incognito.
Mia madre, passandomi accanto, non mi degnerebbe di uno sguardo.

Mia madre.
Ma non lei.


Anche se per riconoscermi servirebbero i raggi X, Y e Z messi insieme, lei, manco ho messo un piede fuori dal portone, che da lontano mi avvista e mi punta.

Io faccio la vaga.
Grassetto
Guardo di là com'è bello il parabrezza di quella macchina.
Uh! Guarda liggiù lo specchietto di quel motorino!
Niente.
Vedo che si sbraccia.
E' troppo tardi per cambiare strada e troppo presto per nascondersi sotto un sanpietrino.

"Signurì! Signurì", ettepareva. M'ha beccata. E' la fine.

"Si, salve Signora Sofia. Buongiorno". La signora Sofia (come forse alcuni di voi assidui lettori ricorderanno - e se non ricordano possono andare qui e qui) ricopre il ruolo di governante di Gertrud (quella dell'ultimo piano).
Dunque, quando la padrona di casa è in viaggio, la puntualissima signora Sofia si reca (per massimo gaudio e tripudio di tutto il quartiere) a rifocillare l'ormai celebre gatta Minù ed il suo compagno.
Il problema, universalmente riconosciuto, è che la signora Sofia ha la passione smodata per il pettegolezzo becero e a causa di ciò non fa altro che sottoporre ad un assillante terzo grado tutti quelli che le passano ad un raggio di sei chilometriquadrati, muri e parafanghi compresi.
Al posto della testa ha un'antenna parabolica montanta su un ripetitore satellitare collegato direttamente all'Apollo 15 che le permette di individuare con precisione (anche al buio) i suoi prossimi obiettivi.

La signora Sofia chiede.
Investiga.
Insinua.


Io ho sempre sospettato che nella cantina di casa sua (illuminata esclusivamente da lampade al neon intermittenti), possegga un archivio informatico degno della Nasa nel quale, grazie all'utilizzo di hard disk da milioni di tera, archivia, ordina e rassetta tutte le informazioni che riesce a raccattare per il quartiere.
Ho l'atroce sospetto che sovente la signora Sofia faccia anche degli studi statistici incrociati applicati a tali informazioni, venendo a scoprire losche verità casalinghe ed inquietanti trame trasteverine.

Con me la signora Sofia ha sempre avuto poco successo poichè mi diletto in pratici esercizi di "infiocchettamento di cazzate" ed "apologia della vaghezza" degni di un artista astratto che dipinge quadri col mignolo del piede sinistro.

"Senda! Senda!", mi insegue.

"Si. Mi dica signora Sofia".

"Sto antà a da ta mancià a li catti". Si. Argomento decisamente interessante. Vedo che la signora Sofia sta adottando la tattica denominata "Adesso la Frego Io", consistente nel raggiro preso da lontano, con simpatici e stimolanti (sono certa che ne converrete anche voi) argomenti di conversazione.

"Bene signora. Saranno affamati". Ribatto lucida.
Sono pronta a controbattere l'assedio.
Infatti mi guarda di traverso e sento che sta per sferrare l'attacco decisivo:

"...Ma senda 'mpo'....quel pel ricazzo ghe veto sembre, è su' marido?"

"Si signora Sofia. Siamo sposati da meno di un anno. Sa...ora avrei un appuntamento...e sono un po' di fretta".

"...Ma...Lu' è te Roma?", continua con le informazioni che le servono per riempire lo Schedario Base Modello Unico A, che compila diligentemente per ogni nuovo arrivato nel quartiere.

Maschio, sposato, alto = Ok.

Capelli lunghi, tatuaggi, jeans coi buchi = non ok per niente - Bollato.
Per la serie: Guesdo lo dengo d'ogghio. Ammenunmefrecamica.


Mi tiene lì bloccata per altri dieci minuti buoni.
Poi soddisfatta e satolla di informazioni, mi congeda.
Vedo che dal lato della bocca le cola una gocciolina di sangue.
Il mio.

Andando via, verso la macchina, mi assilla uno strisciante sospetto accompagnato da un viscido senso di inadeguatezza:

secondo me a Homo nello Schedario Base Modello Unico A gli ha appioppato un 4 - - .

Che umiliazione.


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