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venerdì 4 novembre 2011

FINE DI UN'AMICIZIA

Sproloquiato da eppifemili alle 20:58 7 commenti

Homo e Eppi a letto prima di dormire.

Homo: Hai realizzato che Eppibaby è nata il 16 giugno, cioè lo stesso giorno del mio amico M.?

Per coloro i quali non sono stati raggiunti dalla indiscussa fama di M. (cosa quanto meno strana), mi sento in dovere di spiegare che M. non solo è uno dei migliori amici di Homo (e fin qui tutto ok), ma si dia il caso che il nostro sia il latin lover italiano più attivo sul Pianeta Terra sin dai tempi di Rodolfo Valentino.

In altre parole, M. proverebbe a rimorchiare qualunque essere vivente di sesso femminile in grado di respirare nel raggio di 10 km quadrati da lui. (Si. Non ho detto "essere umano")

- al limite vanno bene anche giovani cagnoline o gatte, giusto per fare un po' di pratica) -

EPPI: “Quel M. che cambia fidanzate come cambia i calzini, e che più sono giovani e meglio è?”

Homo:”Si. Quello”.

EPPI: “Quello che si è trasferito negli Stati Uniti e poi in Svizzera ( alla guida della sua Alfa Sud rossa) e che ha lasciato dietro di se centinaia di cuori infranti?”








Silenzio.

EPPI: “Quello che ha imparato a cucinare e a suonare la chitarra solo perchè fa tanto maschio Italiano...e - ancor peggio - che usa queste doti solo ed esclusivamente per conquistare le donne?”









Doppio silenzio.

EPPI: “Lo stesso M. che viaggia ovunque su una motocicletta d'epoca, perchè è il modo migliore per costruire la sua versione di uno stile a metà fra Mickey-Rourke e Roberto Benigni?”







Homo: “Beh! lui è così felice di avere lo stesso giorno di nascita di Eppibaby. E' il più entusiasta di tutti i miei amici!”

EPPI: “Lo sai si che tra 14/15anni (o in qualsiasi momento in cui Eppibaby somiglierà anche solo vagamente a una donna invece che a una bambina), non gli sarà più permesso di entrare in questa casa, vero?”

Homo: “Si. Lo so”.

Silenzio.

EPPI:“Buonanotte”.

Homo: “Buonanotte”.


lunedì 14 giugno 2010

CIRCA LA TOLETTA ED IL SUO SENSO SOCIALE

Sproloquiato da eppifemili alle 10:08 22 commenti
Venerdi scorso Homo ha preso in mano la situazione come solo lui sa fare.



Essendo ormai Eppidog diventata una palla di pelo informe ed ingestibile, nella quale si ritrovano oggetti scomparsi da decenni,

dopo aver ripescato fra le ciocche della sua panzetta il mio lucidalabbra desaparecido,

quel sant'uomo di mio marito decide di portarla a fare la toletta.

Per la prima volta della sua vita.

Si.
Perchè finora il core de' mamma non aveva avuto la forza di lasciarla in mani estranee per un momento da lei così odiato.
Ma tant'è.
Homo prende appuntamento, la preleva come un sacchetto (vedi foto) e la porta dal toelettatore mollandola lì, sotto lo sguardo a palla di rimprovero della piccola malcapitata.

"Come lo vuole il ciuffetto?", fa il signore del negozio.

"Ciuffetto?! Mah... non saprei... Così forse. No, magari ....beh! Non saprei...", replica Homo con malcelata sicurezza (della serie non sa manco che è un ciuffetto).

"E una spuntatina gliela diamo?", continua imperterrito il Jill Cagnè de' noantri (Cagné di nome e di fatto appunto).

"Ma... non so. Che dice lei?! Magari un pochino...
Ma appena, appena, senza esagerare"
, questa risposta era chiara dato che ha pensato bene di ricordarsi del mio IMPERATIVO MONITO:

"NON FARLA TOSARE! CHE POI PARE UN MOCHO VILEDA"

Insomma dopo aver fornito a Jill Cagné tali lucide e precise indicazioni, Homo la pianta lì e se ne va.

"Tra un'ora è pronta", insiste Jill.

"Va bene. Verrà mia moglie a riprenderla", precisa Homo.

Dopo 43 interminabili minuti, la sottoscritta si presenta con piedino battente al negozio, ansiosa come una mamma paranoica.

"Salve, sono qui per recuperare la Shi-tzuh grigio topo. Cioè... grigio sanpietrino. Insomma la shi-tzuh".

"Si, gliela porto subito".

Dopo alcuni lunghissimi attimi di attesa LEI varca la soglia, esce dalla saletta, e spunta da dietro la tenda di velluto verde manco fosse Wanda Osiris.
E' splendida come una dea canina.
Col ciuffo vaporoso laterale, cadente sull'occhio sinistro.

A guardarla bene, pare proprio un mini Bobby Solo coi peli.

Al suo incedere il pelo soffice ballonzola emettendo un suono leggero: Puff ! Puff !

Sembra una diva del cinema, appena uscita da un episodio del commissario Rex.

Mentre la riporto a casa non posso fare a meno di guardarla e iniziare a piangere.

Orgoglio materno? MADDECHE' !

Piango perchè 'sta storia della toletta m'è costata oltre a un'ora di ansia genitoriale, ben 40 favolosi euro!
Volati via a colpi di spazzola sul pelo lucente.
Dico! Più del mio taglio di capelli mensile !

E, sono certa che, se avessi saputo che il giorno dopo la Wanda Osiris canina si sarebbe ruzzolata come una posseduta, in una pozzanghera terrosa del parco, uscendone tale e quale a un turista tedesco mentre fa i fanghi a Ischia,

vi giuro,

avrei forse anche tentato il suicidio.

martedì 1 giugno 2010

LE AVVENTURE DI EPPIFEMILI, ANCHE DETTA LA PERLA DI LABUAN

Sproloquiato da eppifemili alle 18:20 10 commenti


EPISODE 2
Sempre ultima vacanza ormai troppo lontanta.
Sempre Borneo Malese.
Sempre noi di Eppifemili.

Appena entrata nello chalet, dopo la scarpinata di cui al precedente post, mi accorgo che qualcosa non va.

Homo è fuori a scattare fotografie al granello di sabbia depositatosi sulla ringhiera, e poi al filo d'erba insinuatosi fra i ciottoli, e poi...vabè tralascio; avete capito.

Mi guardo intorno e vedo che ogni cosa è sottosopra. Nulla è più al proprio posto.
Esco con occhio pallato e volto paonazzo:

"Homo! Sono entrati in camera! Ci hanno derubati!"

"Come derubati!?!", entra e prende visione.

Un'infinità di piccoli oggetti catapultati in ogni dove e fuoriusciti decisamente in modo traumatico dalla mia valigia scappottata peggio di una cabriolet.

Il trolley di Homo poi, che furbescamente avevamo chiuso col lucchetto, è stato invano oggetto di tentativo di scasso.

"Strano - dico io - Che ci vuole col coltello ad aprire una valigia!?"

"Forse quei ladri da strapazzo saranno stati sorpresi da qualcuno o da qualche rumore e sono dovuti fuggire via", ribatte Homo.

"Sarà...ma i miei anelli d'argento ci sono tutti....
anche se ....
sono stati spostati e messi in un sacchetto di plastica assieme ad una manciata di cosmetici vari!
Oh io non ci capisco mica niente!"...

Il mistero si infittisce.

La Jessica Fletcher che è in me comincia ad affilare gli artigli e a sbavare per l'eccitazione.

Tempo 3 secondi, io e Homo puntiamo diretti come missili nucleari verso l'ufficio sicurezza del parco nazionale.
Ah no! A noi no la si fa!
Quei manigoldi non la passeranno liscia!

Con l'espressione arcigna, bussiamo alla porta e, dopo un rantolo proveninete dall'altra parte, decidiamo di entrare.

Un omino col pancione che manco Poirot, si solleva dalla scrivania sulla quale era accasciato nel mezzo di una sana pennica equatoriale.
Dandosi un contegno viene verso di noi.

Perplesso, ci pone qualche domanda, e decide di seguirci allo chalet per fare una ricognizione di persona.
Prima però chiama all'appello Chun Li, ovvero la signora responsabile delle pulizie.

Dopo qualche breve istante, sotto un sole cocente e con 50 gradi all'ombra, Eppi, Homo, Poirot e la versione malesiana di Sandra Milo, marciano in pompa magna verso lo chalet come se fossero in procinto di intraprendere una crociata per la salvezza delle anime di tutte le galassie conosciute.

Manco entriamo che Poirot ci indica degli oggetti che giacciono alla rinfusa a terra sull'erba proprio in corrispondenza della nostra finestra.

Si avvicina e indaga.
Osserva silenzioso.
Rimugina.

Poi, improvvisamente, con un sorriso lampante e la sicurezza dell'investigatore infallibile al quale non si può nascondere nulla, ci guarda e fa:

"Monkeys! Monkeys! Did you leave your window open?"


"Beh! Veramente si. La finestra l'ho lasciata aperta.
Ma - preciso prontamente - la zanzariera era ben chiusa".


Insomma per farla breve, prima che la signora delle pulizie venisse a raccattare e imbustare tutto quel casino, quelle disgraziate di scimmie avevano aperto la zanzariera, erano entrate, avevano preso e scappottato ogni singolo oggetto contenuto nella mia valigia lanciandolo poi fuori dalla finestra o in terra.

L'effetto che si doveva essere presentato agli occhi di Sandra Milo doveva essere simile all'esplosione di una bomba nucleare potenziata.

Non paghe, le manigolde avevano poi cercato di aprire, mordendola, la valigia di Homo.
Avevano altresì pensato bene di tracannare tutto ciò che di liquido o vagamente commestibile potessero trovare, e di fare in mille pezzi, sventrandole una ad una, tutte - ma dico tutte - le scatole di medicine, pasticche e creme presenti nel bustone pronto soccorso formato famiglia che ci portavamo dietro.
Robba da far impallidire un ospedale di Emergency.

Morale della strana favola, il menù di quel pomeriggio prevedeva per le nostre arzille scimmiette ospiti:

Piatto principale: una ventina di pastiglie di Imodium
Bevanda: un nuovissimo fondotinta liquido Dior
Dessert: un'intera confezione gigante di Melatonina (ovvero pasticche per dormire).

Sai che sonno si devono esser fatte quella notte...

mercoledì 19 maggio 2010

Circa i seri incastri di preparativi.

Sproloquiato da eppifemili alle 17:20 7 commenti



Voi pensate forse che sia facile andare in vacanza?
Magari per voi lo è.

Ma nel caso specifico della Eppifemili, nonostante non ci siano ancora marmocchi in giro (e penso con terrore a cosa potrebbe accadere in quel caso), il solo elucubrare di allontanarsi dalla routine casalinga per qualche ora, beh! mette nel panico un buon 70% dei romani residenti entro il Raccordo Anulare.
Si sparge la voce e si crea una specie di Tornado Katrina che avvolge e trascina con sé tutto ciò che trova nel raggio di 30km quadrati.

E questo non perchè ci sono nell'aria preoccupazione e aspettative impazienti.
No.
Questo succede perchè si innesca la
SSU (Strada Senza Uscita) dei preparativi.

Tali compilcatissime macchinazioni prevedono una serie interminabile di operazioni fra le quali spiccano oltremodo:

N.1: l' organizzazione del lavoro mio e di Homo che, da bravi ed efficientissimi liberi professionisti (anche detti
Diversamente Occupati), dobbiamo metterci in condizione di poter lasciare le rispettive sedi lavorative, abbandonandole a loro stesse per una indefinita quantità di tempo.
La saggia e onesta via volta al raggiungimento di tale obiettivo è unica e sola: BUTTARLA IN CACIARA. Amen. Grazie.

N.2: la gestione della casa. Beh, questa problematica è di facile soluzione considerato che, con il totale e cronico bordello ivi presente regolarmente, la differenza non si nota punto. E su questo state sereni.

N.3: sparpagliamento dei n.2 cani appartenenti al nucleo familiare in modo che i suddetti principini non risentano troppo del distacco da mamma e papà.
Eppi dog viene prontamente consegnata alla nonna, la quale, avendo già precedentemente programmato un fugace quanto sfuggente momento di svago nella notoria isola di Ponza per la durata di tre mesi tre, pensa bene di comprarle un costumino da cani fuxia, un paio di occhiali da sole a cuoricino rosa, di infilarla in un trasportino tempestato di swarovsky e portarla con sé al mare.

Ruby invece, l'ultimo arrivato, fa di peggio.
Movimenta nel suo turbinio organizzativo, un'intera famiglia (quella di Amico Master e fidanzata) la quale di sana pianta si trasferisce con armi e bagagli nella nostra modesta magione, appropriandosi della nostra camera da letto, del nostro cane appunto, della nostra auto e in pratica della nostra vita.
In teoria potevamo anche non tornare. Tuttapposto.

N.4: compilazione dettagliata delle n.2 valigie. Trattasi questa di impresa disperata in quanto non c'è unavoltachedicouna, in cui la sottoscritta non abbia infagottato, gettandole con la mazzafionda in valigia, le prime cose capitate sotto mano.
Manco a dirlo si è poi ritrovata con simpatici maglioncini a collo alto in piene spiagge caraibiche, o canottierine dalle allegre scollature e gonne ascellari in luoghi con temperature decisamente sotto lo zero.
Ma d'altro canto gli assidui lettori già sono al corrente dei miei atavici problemi col cambio di stagione (e se non lo sono ancora, sono vivamente pregati di fare il solito ripassino qui).

Detto ciò, vi renderete perfettamente conto che l'impresa è da considerarsi disperata.
Ma noi che siamo ottimisti di natura, confidiamo sempre nell'allettante obiettivo finale: ben tre settimane in viaggio per il sud est asiatico e precisamente nel cuore della Malesia.

La terra dei corsari, dei velieri solitari che si perdono nei tramonti, della colonizzazione inglese, dei tesori, delle antiche vie delle spezie.

Io ci penso e sono già lì: la Perla di Labuan in carne e ossa, fiera e sprezzante con lo sguardo verso l'orizzonte e un paio di zoccoli D&G con zeppa e tacco 12 ai piedi.

Con gli occhi a cuoricino mentre guarda il suo
Homokan, la tigre di Mompracem, uscire bagnato e col capello fluente, dalle acque cristalline che lambiscono infinite spiagge assolate.

Sono persa nei profumi orientali, nei mari turchesi, nelle giungle oscure e misteriose.
Mi vedo correre su sabbie deserte mentre scruto arrembaggi di corsari su navi nemiche.
Sogno di rapimenti, innamoramenti e lotte guidate dalla passione per una donna.

Sono già lì.
E, onestamente, non mi importa cosa metterò in valigia.
Non mi importa dei messaggi in segreteria che troverò al mio ritorno.
Non mi importa delle lotte a cazzotti per trovare un parcheggio sotto casa.
Tutto ciò è già lontano anni luce.

Io so di poter affrontare la macchina organizzativa.
Sono consapevole di saperla domare.
Ho le armi per sconfiggerla e per essere pronta per il fatidico giorno della partenza.

Quello che non so è che, una volta risolte tutte queste tediose questioni pratiche, con le valigie in mano e l'alluce del piede sinistro già fuori dalla porta, io e Homo ci siamo accorti a 8 ore dalla partenza, di aver scordato di ritirare i biglietti aerei in agenzia.

MA SI PUO'?!?!

martedì 18 maggio 2010

HO VISTO COSE CHE VOI UMANI....

Sproloquiato da eppifemili alle 09:37 21 commenti


Pensavate forse di esservi liberati di Eppi.
Ebbene si.
Ci siete andati molto vicini.
Ma molto eh?!

Perchè Eppi nell'ultimo mese è sparita.
Andata.
Svanita nel nulla.
Completamente muta.

Eppure, quello che ancora non sapete è che Eppi, durante la sua prolungata assenza virtuale, ha vissuto.

Eccome se ha vissuto!

Eppi ha visto cose che voi umani non potreste immaginare...

Giornate inseguirsi rincorrendo eventi destabilizzanti.

Lune sorgere e calare nel ripetersi eterno e ovattato del tempo;

Eppi è partita.
Con Homo ovviamente.

Ha lasciato la sua casa.

Ha raggiunto il lontano Sud Est Asiatico.

Si è imbarcata su navi malesiane con destinazioni a voi sconosciute.

Ha ammirato tramonti interminabili dai colori magici.

Ha nuotato con le tartarughe marine e parlato con i pesci (che le hanno pure risposto).

E' stata derubata.

Ha imparato da culture estranee.

Ha assaporato la diversità (e pure una notevole quantità di cibo).

Ha percorso la giungla e si è tuffata (sprezzante del pericolo) in fiumi equatoriali lanciandosi da esili liane.

Eppi è infine tornata a casa.

E' tornata nuova ma sempre la stessa; energica eppure un po' provata; abbronzata ma anche con un sospetto di pallore.

E' di nuovo qui, con un gigantesco punto interrogativo ben piazzato sopra la testa a mo' di cappello modello Queen Elizabeth.

MA SOPRATTUTTO....

Eppi, riarrampicatasi sul suo taccazzo 12 dopo un mese di infradito e cioce di vario tipo, vi assicura che

tutti questi momenti non andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia...

è tempo di scrivere.



A presto gli aggiornamenti di....
Eppi in

"Le avventure di Eppi, la Perla di Labuan".

martedì 6 aprile 2010

Circa la metafisica pasquale

Sproloquiato da eppifemili alle 12:31 12 commenti



Eh! Lo so.
A volte la vita è dura.
Davvero dura.

Nello specifico, si dia il caso che la Eppifemili (due e quattro zampe nell'Augusta interezza) abbia deciso di recarsi con tanto di mamma Eppi (ovvero la mamma di Eppi) a gozzovigliare in quel delle oriunde montagne abruzzesi.

E si dia anche il caso che il giorno seguente la suddetta eppifemili (che poi non so se ultimamente avete notato, un famoso film ci ha pure copiato il nome! Sgrunt e doppio Sgrunt!) sia stata raggiunta dall'allegro e affatto taciturno parentame vario del consorte Homo.

Si dia il caso che piova per tutto il dannatissimo week-end (con punte di grandine e vento che manco a gennaio in Siberia), e che per cercare di prendere sonno con 20 gradi sotto zero e una casa estiva priva di impianto di riscaldamento adeguato, la sottoscritta si sia dovuta tumulare sotto strati e strati di piumoni, coperte, imbottite e maglioni, riscontrando pratiche difficoltà ad uscire da sotto cotanta coltre la mattina seguente.

Mettiamo pure il caso che, stazionando davanti ad un sempre a cannone caminetto (unica fonte di sollievo per la temperatura antartica),
tutto l'Eppi cucuzzaro abbia cominciato dalle 11 del mattino ad arrostire carne, bruschette, verdurame vario, salsicce e tutto ciò che di immaginabile potesse essere cotto come i nostri avi facevano, causando un appesantimento istantaneo dovuto al lievitare fulmineo del giro coscia e all'ingigantirsi prontissimo del punto vita.

Si dia il caso altresì, che in seguito a tali bagordi che ci hanno visti tutti avventarci sul cibo come facoceri namibiani a digiuno da decenni, l'acutissima e sagace Eppifemili abbia deciso di mettersi in vettura nel momento di traffico più affollato, nella speranza (lontana e vaga) di rientrare nella capitale ad un'ora decente.

Si dia anche il caso che Eppi, prontamente alla guida (causa dimenticanza di portafogli, documenti, soldi e capoccia di Homo a casa) abbia beccato l'unica fila del casello che invece di andare avanti ha avuto la compiacenza di andare indietro, e pure ad una lentezza esasperante.

Mettici pure che, rientrati finalmente in casa, dopo aver fatto una caldissima doccia corroborante, Eppi abbia meticolosamente arso tutti gli ormai maleodoranti e affumicati indumenti.

Poi, solo allora,
finalmente,

Eppi, profumata come una rosellina e pulita come una nuvoletta,
si rilassa.


Si sbatacchia sul divano con Homo, e prende su Eppidog per spupazzarsela un po'.

Non sapeva, la nostra ignara Eppi, di prendere in braccio l'equivalente di una puzzolentissima salsiccia arrostita coi peli.

No.
Il ricordo delle fantastiche vacanze pasquali, evidentemente, non poteva svanire così facilmente.

martedì 16 febbraio 2010

MISSION WEEK END.

Sproloquiato da eppifemili alle 10:26 10 commenti



Lo scorso fine settimana la Eppifemili è stata protagonista di una missione ben definita.

Considerando un recente impegno lavorativo di Homo, è stata richiesta la sua presenza in una delle più note destinazioni carnevalesche della penisola.

Indi...
la famiglia in pompa magna si è adeguata alla spedizione goliardico-lavoro-punitiva e ha innescato il Piano MMS (Meccanismo Micidiale di Spostamento).

Ovviamente non era il caso di partire con tutti i componenti (almeno non con quelli a quattro zampe), con la prospettiva di fare un augusto ingresso con tutto l'eppi-cucuzzaro in un favoloso albergo a quattro stelle offerto dall'organizzazione.
No. Non era decisamente una scena che avremmo voluto vedere.

Anche perchè, onestamente detto fra noi, a entrare in un luogo pubblico con Rubacuori, si rischia una strage di civili a causa della fiatella pestilenziale, che in confronto una micidiale arma chimica di massa non è che una caccola.
No. L'alito diciamo pesante del nuovo arrivato in famiglia, è un problema che, nonostante i numerosi e disperati tentativi, giace purtroppo ancora inesorabilmente irrisolto (by the way, si accettano suggerimenti).

Indi, visto che noi di Eppifemili la sappiamo davvero lunga, è stata furbescamente studiata a tavolino una strategia micidiale.
Un favoloso meccanismo ad incastro che manco il Go Down, che ci ha consentito di partire (noi coppia regale) liberi e belli per i tanto anelati lidi assai lontani.

Eppidog è stata, come da tradizione, mollata alla nonna (quella santa donna di mia madre) che ogni volta che la tiene per più di 24 ore, ce la riconsegna obesa e con la messa in piega alla Marlene Dietrich.

La nuova questione era dove piazzare il nuovo arrivato, ormai detto Colosseo (causa la presenza di numero tre denti - uno ogni quarto d'ora - ) o altresì detto Er Fiatella (ed il motivo di ciò credo che a questo punto non sia più un mistero per nessuno).

All'uopo si sono offerti due cari amici (anime pure e sante!), a loro volta genitori di un altro simpatico cane trovatello. Ovviamente fra i due, alcuni giorni prima, era stato organizzato un incontro preventivo per verificarne la compatibilità.
(Noi di Eppifemili la sappiamo davvero lunga).

La strategia era quindi sviluppata.
Non restava che attuarla.

Partenza: sabato mattina.
Prima tappa: la soprannominata distribuzione dei Cani e dei pesci, ovvero dei componenti a quattro zampe.

Primo: Rubacuori con corredino di cuccia, orsetto e pappa annessi.
Tutto è filato liscio. Ospite e padrone di casa si sono scodinzolati a frullatore per tre quarti d'ora, battezzandosi con un simpatico rituale di pipì a rotazione in giardino. A quel punto, con una buona dose di tranquillità, ci siamo defilati alla chetichella.

Seconda Eppi-dog: ovviamente stravede per la nonna e dunque non le è parso vero di tornare ad essere per un po' figlia unica. Olè!

Poi, finalmente... la libertà.
Saliti in macchina io e Homo,
ci siamo guardati,
abbiamo acceso il motore
e siamo partiti a tutta birra.

Davanti a noi: un intero fine settimana.

....TU BE CONTINUED.

martedì 9 febbraio 2010

IL TERZO GRADO.

Sproloquiato da eppifemili alle 09:13 11 commenti



E' mattina.
Esco come al solito di fretta.
Bardata come un'eschimese con tanto di occhialoni da sole alla Jacky Kennedy Onassis, cappello da pescatore e sciarpa da tifoso romanista della curva sud.
In pratica di me spunta solo una piccola parte del naso.
Sono totalmente in incognito.
Mia madre, passandomi accanto, non mi degnerebbe di uno sguardo.

Mia madre.
Ma non lei.


Anche se per riconoscermi servirebbero i raggi X, Y e Z messi insieme, lei, manco ho messo un piede fuori dal portone, che da lontano mi avvista e mi punta.

Io faccio la vaga.
Grassetto
Guardo di là com'è bello il parabrezza di quella macchina.
Uh! Guarda liggiù lo specchietto di quel motorino!
Niente.
Vedo che si sbraccia.
E' troppo tardi per cambiare strada e troppo presto per nascondersi sotto un sanpietrino.

"Signurì! Signurì", ettepareva. M'ha beccata. E' la fine.

"Si, salve Signora Sofia. Buongiorno". La signora Sofia (come forse alcuni di voi assidui lettori ricorderanno - e se non ricordano possono andare qui e qui) ricopre il ruolo di governante di Gertrud (quella dell'ultimo piano).
Dunque, quando la padrona di casa è in viaggio, la puntualissima signora Sofia si reca (per massimo gaudio e tripudio di tutto il quartiere) a rifocillare l'ormai celebre gatta Minù ed il suo compagno.
Il problema, universalmente riconosciuto, è che la signora Sofia ha la passione smodata per il pettegolezzo becero e a causa di ciò non fa altro che sottoporre ad un assillante terzo grado tutti quelli che le passano ad un raggio di sei chilometriquadrati, muri e parafanghi compresi.
Al posto della testa ha un'antenna parabolica montanta su un ripetitore satellitare collegato direttamente all'Apollo 15 che le permette di individuare con precisione (anche al buio) i suoi prossimi obiettivi.

La signora Sofia chiede.
Investiga.
Insinua.


Io ho sempre sospettato che nella cantina di casa sua (illuminata esclusivamente da lampade al neon intermittenti), possegga un archivio informatico degno della Nasa nel quale, grazie all'utilizzo di hard disk da milioni di tera, archivia, ordina e rassetta tutte le informazioni che riesce a raccattare per il quartiere.
Ho l'atroce sospetto che sovente la signora Sofia faccia anche degli studi statistici incrociati applicati a tali informazioni, venendo a scoprire losche verità casalinghe ed inquietanti trame trasteverine.

Con me la signora Sofia ha sempre avuto poco successo poichè mi diletto in pratici esercizi di "infiocchettamento di cazzate" ed "apologia della vaghezza" degni di un artista astratto che dipinge quadri col mignolo del piede sinistro.

"Senda! Senda!", mi insegue.

"Si. Mi dica signora Sofia".

"Sto antà a da ta mancià a li catti". Si. Argomento decisamente interessante. Vedo che la signora Sofia sta adottando la tattica denominata "Adesso la Frego Io", consistente nel raggiro preso da lontano, con simpatici e stimolanti (sono certa che ne converrete anche voi) argomenti di conversazione.

"Bene signora. Saranno affamati". Ribatto lucida.
Sono pronta a controbattere l'assedio.
Infatti mi guarda di traverso e sento che sta per sferrare l'attacco decisivo:

"...Ma senda 'mpo'....quel pel ricazzo ghe veto sembre, è su' marido?"

"Si signora Sofia. Siamo sposati da meno di un anno. Sa...ora avrei un appuntamento...e sono un po' di fretta".

"...Ma...Lu' è te Roma?", continua con le informazioni che le servono per riempire lo Schedario Base Modello Unico A, che compila diligentemente per ogni nuovo arrivato nel quartiere.

Maschio, sposato, alto = Ok.

Capelli lunghi, tatuaggi, jeans coi buchi = non ok per niente - Bollato.
Per la serie: Guesdo lo dengo d'ogghio. Ammenunmefrecamica.


Mi tiene lì bloccata per altri dieci minuti buoni.
Poi soddisfatta e satolla di informazioni, mi congeda.
Vedo che dal lato della bocca le cola una gocciolina di sangue.
Il mio.

Andando via, verso la macchina, mi assilla uno strisciante sospetto accompagnato da un viscido senso di inadeguatezza:

secondo me a Homo nello Schedario Base Modello Unico A gli ha appioppato un 4 - - .

Che umiliazione.


lunedì 1 febbraio 2010

ATTENTI A QUEI DUE.

Sproloquiato da eppifemili alle 09:20 20 commenti



La convivenza fra l'essere più fifone della galassia (Eppidog, femmina di minuscole dimensioni) e l'attempata new entry (Rubacuori, maschio di medie dimensioni ma di lunga età anagrafica), è cominciata alla chetichella.

Lei lo guarda dall'alto dei suoi privilegi di prima arrivata, cocca di mamma e papà da sempre.
Lo odia.
E non capisce perchè mai io e Homo dobbiamo proprio tenerne un altro oltre lei.

Lei è principessa.
Lei è abituata ai piaceri della vita.
Lei è inappetente e per farla mangiare spesso e volentieri bisogna fare l'aeroplanino col bocconcino di pollo mentre si pregano tutti i santi shintoisti.
Lei è decisamente snob.

Lui, appena entrato in casa, è un vecchietto puzzolentissimo come tutti i cani che si sono sparati 8 - dico 8 - anni chiusi in un box di canile.

Robba che se non gli facevamo subito un bagno triplo con tanto di balsamo alla vaniglia, qui morivamo tutti asfissiati sul colpo!

Lui non solo è agé, ma cià un dente ogni quarto d'ora che a guardarlo in bocca cià talmente tanti buchi, che pare il Colosseo.
Oltre a ciò è arrivato con una fetosissima fiatella che se solo ti si avvicinava a distanza inferiore ai 40 cm di sicurezza, ti faceva meches, colpi di sole e messa in piega frisée in una botta sola (mi sento di tranquillizzarvi tutti anticipandovi che questo problema è stato prontamente risolto con una massiccia pulizia del sopramenzionato Colosseo).

Lui non è abituato alle coccole (non gliele ha certo mai fatte nessuno prima d'ora).

Lui non sa giocare. E quando gli lanci la palletta, mentre Eppidog ci si avventa sopra assatanata iniziando uno show degno di Wanda Osiris ai tempi d'oro, lui ti guarda scodinzolante e tutto eccitato, gli gironzola intorno, ma non ha assolutamente la più pallida idea di cosa fare.

Lui si avventa sul cibo polverizzandolo in un nanosecondo perchè probabilmente, se per tutta la vita non avesse fatto così, gli altri cani con cui conviveva, glielo avrebbero sottratto senza troppi convenevoli.

Insomma, avrete capito che trattasi di incontro fra antipodi prorpio qui, in casa Eppi.

All'inizio lei è timorosa.
Poi, col passar dei giorni diventa diffidente.
Lui la avvicina delicato.
La controlla da lontano, provando di rado ad avvicinarla.
Lei si allontana stizzita.
Non lo vuole proprio.

Tuttavia, a distanza di una settimana oggi, proprio oggi, è avvenuto il miracolo.

Eppidog gli è andata vicino.
Se lo è guardato con i suoi occhi a palla che più a palla non si può.
Gli ha scodinzolato civettuola.
Ed infine lo ha invitato al gioco.
Ovviamente lui non cià capito un cazzo, ma questo poco conta.

Signori miei ! Oggi si è verificato l'insospettabile !

Rubacuori è di diritto e con tanto di benestare della principessa, uffcialmente e a pieno titolo entrato a far parte di questa famiglia.

ED E', COME SEMPRE, TUTTAPPOSTO.

sabato 30 gennaio 2010

Circa le sorprese e la ventata di vita che esse portano con sé

Sproloquiato da eppifemili alle 15:54 31 commenti


Alcuni giorni orsono, è sorta l'alba del mio trentasettesimo compleanno.

E già.
Solo per questo bisognerebbe tentare il suicidio.
Lo so.

Da alcuni anni infatti, Eppi (che in queste occasioni eppi non lo è proprio tanto) non si spinge fino alla conlcusione della propria Augusta esistenza.
No.
Tuttavia, si limita con impegno e costanza ad immergersi in una latente e strisciante depressione che ha generalmente la benevolenza di aumentare esponenzialmente man mano che il fatidico giorno si avvicina.

Alla vigilia, Eppi è lì che si prepara un cocktail di barbiturici, sonniferi e Nutella (ritengo di meritare una morte degna), quando Homo, le dice fiducioso e raggiante:

"Eppi, non ti preoccupare.
Sono sicuro che domani trascorrerai una giornata FAVOLOSA".


"Si. Si", rispondo io noncurante, affondando la testa in un tiramisù per dieci persone, sperando di morire di soffocamento per ostruzione della trachea.

"L'unica cosa - prosegue - è che dobbiamo festeggiare dall'ora di pranzo in poi, perchè devo sbrigare delle commissioni per mia madre la mattina presto".

Ormai sono nel pieno di un picco glicemico fulminante, dunque non gli do peso.

Rispondo depressa:
"Ok".

L'indomani all'alba, sento dei rumori.
E' lui che si alza.
MIRACOLO! MIRACOLO!
Homo che ha capacità di avere percezioni sensoriali prima delle 2 del pomeriggio!?!?!
Non puo' essere.
Forse sto ancora dormendo e trattasi di sogno, per quanto realistico.
Mi giro dall'altra parte, mi rideprimo un po', e torno subito a dormire.

Vengo destata solo molto dopo dal citofono che suona insistentemente.

Ormai realizzo che è tardi.
Scatto in piedi.
Vado alla porta.
E' lui! Homo!
Cerco di connettere.
Lo guardo.
Strabuzzo gli occhi.
Riguardo.
Accanto a lui, mentre sale le scale, vedo una coda scodinzolante tutta bianca.

Ci vedo offuscato per il sonno.
Ma poi mi rendo conto che sto piangendo commossa.

MORALE DELLA FAVOLA:
quel matto di mio marito, si è davvero svegliato all'alba e ha davvero affrontato un viaggio di tre ore per andare in un canile sperduto nelle montagne laziali, e prendere un mio pupillo cane (che ho cercato invano per mesi di far adottare da qualche fulminato dal cuore tenero) e che da 8 anni vive recluso in un freddo box.

SIGNORE E SIGNORI!

RULLINO I TAMBURI E SQUILLINO LE TROMBE PERCHE' LA EPPIFEMILI SI E' ALLARGATA!

C'E' UN NUOVO COMPONENTE DELLA FAMIGLIA E SI CHIAMA NIENTEPOPODIMENOCHE:

RUBACUORI !!

Eccolo a voi in tutta la sua splendida, anziana e tenera bellezza:



martedì 19 gennaio 2010

LE DELIZIE DEI VIANDANTI

Sproloquiato da eppifemili alle 11:58 22 commenti
Quest'oggi cari Eppi-lettori ho deciso di deliziarvi con un breve resoconto fotografico delle nostre trascorse ed "intelligentissime" vacanze di inizio anno.

Si, quelle che ci hanno portato non solo ad essere del tutto somiglianti a Totò e Peppino (in vacanza a Milano), ma ci hanno anche svelato i misteri delle pratiche nordiche dell'ibernazione corporea, dalla quale sono uscita solo pochi minuti orsono.

Tranquillizzo tutti anticipando che la principessa Eppidog in quei giorni è stata portata in trasferta dalla nonna, la quale non solo ce la riconsegna puntualmente OBESA, ma anche un po' rincoglionita in quanto ella (la nonna) è, al contrario nostro, estremamente mattiniera.
In pratica le vacanze dalla nonna a Eppi-dog fanno tipo
effetto JETLAG, e dopo, le ci vuole almeno un mesetto per riallinearsi con i nostri ritmi "nottambuli".
Per giorni e giorni abbiamo visto girare per casa non un cane, ma un'
ameba coi peli.

Detto ciò vado ad illustrarvi con dovizia di particolari il nostro
WEEKENDONE A PRAGA.

Prima di tutto partiamo dall'elegantissimo abbigliamento (come potete vedere chiaramente estivo e sgargiante) che ho sfoggiato durante tutta la permanenza.
Si. Lo so. Sembro un corvo imbalsamato, ma tant'è.




Dopo, con orgoglio e soddisfazione, passo a mostrarvi il piedone di Homo nel momento in cui ha portato la sua regale persona nel più sperduto ed isolato (nonchè gelido ovviamente) parco della capitale Ceca.
Della serie, manco Armstrong nel '69, quando è sceso dall'Apollo 11 ed è sbarcato sulla luna .





Ed ora passiamo gentilmente a contenuti più prettamente culturali.
A passi lunghi e ben distesi, vado a darvi testimonianza delle insuperabili bellezze della città nei suoi più intimi dettagli architettonici:




Si. Avete intuito bene. Trattasi di un tecnologicissimo ultimo modello di videocitofono dell'Est. FAVOLOSO.

Ma ovviamente, la mia attenzione non poteva non essere attratta da un po' di sane ed interessanti vetrine natalizie. E quindi....eccovi immediatamente una segretissima anticipazione della collezione autunno-inverno del 2050. Micapizzaefichi!




Ora che vi ho istruito con interessanti descrizioni di Praga a sfondo socio-culturale, ritengo di aver espletato a pieno per oggi la mia missione educativa.

Mi rendo conto che, dopo codeste preziosissime informazioni, Praga non ha più segreti né per me, né per Homo, né per voi.

Indi, la prossima volta che fate un viaggetto, magari...a dirla tutta....

ANDATEVENE A PARIGI.

CHENONFATEUNSOLDODIDANNO.

martedì 12 gennaio 2010

Circa Homo e la passione irrefrenabile per la musica

Sproloquiato da eppifemili alle 08:58 16 commenti



Homo ama la musica.
Ma lui non la ama come qualunque altro essere umano vivente sul pianeta Terra.
No.
Lui la ama in un modo incondizionato, unidirezionale, assolutista.

Homo possiede una tecnica tutta sua.
Va a periodi, sigillati rigorosamente in compartimenti stagni musicali dai quali non si esce manco se gli si butta su il clone della bomba atomica sganciata su Hiroshima.

La sua strategia è perversa.
Si concentra per un tempo indeterminato (di cui non è dato sapere) su un solo artista o gruppo musicale, e
da quel momento per noi tutti è la fine.

Se lui decide per esempio che questo è il periodo dei Nirvana, signori cari, in questa casa (e conseguantemente in un raggio di 3 chilometri con picchi sonori che raggiungono la cima del Colosseo anche nei giorni ventosi) non si ascolterà nessun altra nota o sillaba che non sia fuoriuscita dalla santa bocca di Kurt Cobain.
Sempresialodato.

Si ascolteranno a ripetizione Nevermind, Bleach, In Utero.
Senza sosta.
E rigorosamente a tutto volume.

Ma il nostro non si ferma di certo qui.
E' un professionista lui!
La full immersion prevede che, accanto alla discografia completa del gruppo in questione (quindi dei Nirvana, ...ve l'avevo già detto per caso?), i nostri cervelli vengano bombardati da una serie maniacale di accessori cultural/informativi quali:

- un numero indeterminato di biografie completissime (della serie che siamo a conoscenza anche del numero di caccole che Kurt aveva nel naso dal '91 al '93)

- il diario olografo di Kurt Cobain (paceallanimasua e - insisto - sempresialodato)

- il documentario sui gruppi punk rock scaricato in rete e realizzato da chissà quale paranoico schizzoide punkettaro degli anni '90

- il film sui Nirvana inseriti nel contesto Punk rock dell'America reaganiana

- un abbigliamento rigorosamente in tema, e cioè immancabilmente Grunge dalla testa ai piedi: il capello lungo già ce l'abbiamo grazieaddio; ma a questo abbiamo aggiunto una collezione vintage di camiciole a scacchi da boscaiolo della East Coast, un paio di diversi modelli di jeans sdruciti, e non ultima una serie completa di magliettine logore (possibilmente con buco - se poi per caso il buco ce l'hanno sia davanti che dietro allora scatta il delirio di onnipotenza).

Vi basta!?
A me si.

E comunque io so solo una cosa.

Dopo settimane di
Smells like a teen Spirit e Rape me,
interminabili
giorni di miagolii incessanti
e serate su serate di urli lamentosi,
io non solo mi sogno la notte di aprire l'anta sinistra dell'armadio (verde), quella lunga due metri, e veder saltare fuori (avventandomisi addosso) il redivivo Kurt Cobain con tutta l'intenzione di spaccarmi la sua chitarra elettrica in testa, ma comincio seriamente a pensare che, se mai dovesse nascerci un figlio, è certo che la conclusione potrà essere una sola.

Nascerà grunge.

venerdì 27 novembre 2009

Pomeriggio intelligente

Sproloquiato da eppifemili alle 08:30 21 commenti



E' domenica.
Io e Homo siamo alla rinomatissima mostra sul Surrealismo e Dadaismo che si tiene in pieno centro storico, nella città eterna.
A due passi dal foro romano; anzi, praticamente in mezzo.

Come ogni mese, ci uniamo ad un gruppo di ragazzi che seguono periodicamente un luminare della storia dell'arte il quale, con fare accattivante e spirito critico, ci fa emergere dalla nostra bieca desolazione culturale.

Lui è il Professor Antonio Maria Ulderico de Contis.

La sua voce è profonda, suadente, incantatrice e teatrale.

Il Professor Antonio Maria Ulderico de Contis ha un'inestimabile dono: spiega l'arte con ragionamenti e discorsi ineccepibili che tuttavia non mancano di essere conditi con aneddoti divertenti ed inattesi; la qual cosa rende queste visite non solo interessanti, ma anche divertenti persino per chi ha un elettroencefalogramma totalmente piatto.

Camminiamo lungo le pareti bianche tempestate di opere inestimabili che vanno da Duchamp a De Chirico, a Magritte, a Mirò, fino ad arrivare infine a Dalì.

Ed è proprio qui che casca l'asino.

Premetto che del gruppo di giovani assetati di conoscenza (nonchè già satolli di carbonara, dato che le visite si svolgono sempre dopo un ricco pranzo domenicale), fa parte anche amica S.
Ve la ricordate?
(Chiunque volesse per caso fare un ripassino è pregato di leggere QUI e anche QUI).

Ma torniamo sui nostri passi.

Il Professor Antonio Maria Ulderico de Contis è intento a pontificare, altisonante e leggiadro, ammaliandoci ed ipnotizzandoci tutti con le sue frasi ritmate e pregne di sapienza.

E' il protagonista assoluto, il deus ex machina che si cala dal soffitto centenario e che, ponendosi di fronte a ciascun quadro, ce ne svela i segreti, i travagli, le sfide.

Siamo di fronte al quadro di Dalì (quello dove appunto cascava l'asino).

"Ragazzi, potete ora ammirare questo splendido dipinto di Salvator Dalì.
Qui il nostro ha voluto esprimere l'incombenza del tempo che trascorre inesorabile sulle nostre teste e sulle nostre coscienze.

Sullo sfondo, un paesaggio deserto, lunare, che suscita i sentimenti più disparati.
In primo piano potete notare la presenza di un libro.
Un libro che si trasforma, si evolve, e si deforma creando una protuberanza del tutto simile ad una spada".


Sono rapita, seguo la sua voce volteggiare nell'aria e poi disperdersi nei corridoi fino a svanire, risucchiata dalle tele policrome.
Tutte le menti
dei giovani seguaci che lo accerchiano, osservano il quadro assorte e silenziose, riflettendo sulle colte parole appena pronunciate (tuttavia ho il sospetto che l'occhio pallato e l'espressione corrucciata siano dovuti più che altro alla inoltrata fase digestiva della sopra citata carbonara).

Tutte le menti, ho detto.

Tranne una.

"Il libro, ragazzi - continua il professore - è semi aperto;
da esso vedete emergere un drappo sapientemente e realisticamente dipinto.
Questo drappo, è mosso da un vento leggero e, come certamente tutti voi avrete notato, al di sotto di esso si percepisce la forma ben delineata di un fallo".


A questo punto, prima che il professore riesca a proseguire nel ragionamento, mentre attorno al gruppo c'è un silenzio basito, dalla folla emerge una voce strombettante,
che rimbomba nel silenzio del museo come un tuono in un campo di grano.

"Io lì il fallo che emerge non ce lo vedo mica!", interviene S. dando voce al primo pensiero che in quel momento deve esserle passato nella mente.

"Beh! Cara, se non riesce a vederlo, mi spiace tanto per lei ma il problema è suo", risponde ironico e malizioso il Professor
Antonio Maria Ulderico de Contis.

E così, con questa botta di inarrivabile spessore culturale, si è conclusa la nostra gita al museo.

Devo dire che il cammino verso la conoscenza a volte è costellato di ostacoli insormontabili.

mercoledì 18 novembre 2009

La due giorni.

Sproloquiato da eppifemili alle 20:51 23 commenti


Ho da poco accompagnato Homo alla stazione.

Va fuori città due giorni per lavoro.
Lo saluto e lo vedo scomparire nella folla dell'ora di punta.

Accendo la macchina e la infilo nel traffico per rientrare a casa.

Seduta accanto a me, Eppidog che mi guarda fiduciosa e sicura del fatto che mai niente nella vita le capiterà di male.
Questo a patto che lei capisca cosa sia "male", dato che in vita sua i maggiori problemi sono sorti nel momento in cui ha dovuto scegliere fra palletta rosa e palletta blu, oppure fra carotine e carne o zucchine e pesce.

Le macchine mi scorrono davanti, accanto; svaniscono ingurgitate dai semafori, dalle strisce pedonali, dai cartelloni pubblicitari coloratissimi.

Mi sento dentro ad un vuoto pneumatico.
In silenzio assoluto.
I miei gesti non producono rumore.
Come se fossi imbottigliata, nessun suono filtra attraverso i finestrini.

Arrivo a casa.
Chiudo la porta.
Ho due giorni.
Due giorni di pausa.
Questa sera me la dedico.
Nel tepore delle mie pareti colorate e coccolata dal mio tavolo dorato.

Stasera spengo tutto e, se mi scappa, penso un po'.
A me.

Mi preparo una cena che mi piace.
E alla fine mi mangio pure un cioccolatino.

Rispondo al messaggio di Homo che fa:
"Ailoviù".

Sorrido.
E penso che sarà bello godersi attimi di stasi prima di realizzare che ti manca qualcuno.

martedì 10 novembre 2009

Tecniche.

Sproloquiato da eppifemili alle 08:37 39 commenti


Tempo fa avevo accennato alla difficoltà che il mio gentil consorte ha nel risvegliarsi la mattina.
Ecco.
Appunto.

Riflettevo su questa condanna che anche io, prendendolo in sposo e facendo di lui un uomo onesto, ho deciso di accollarmi.
Spesso Homo, quando ha un impegno importante o un appuntamento ad orari normali per il resto del mondo (ma improponibili per il suo cervello che inizia ad avere cognizione della propria esistenza non prima di mezzogiorno), proferisce con voce angelica (e talmente dolce da cariare un molare in 3 secondi netti)


la fatidica frase:

"Eppi, amore, domani mattina mi aiuti a svegliarmi?"

DEEEENGH!

Per me inizia l'incubo.
So cosa mi aspetta.
E so che non sarà facile.

Per essere sufficientemente chiara e farvi capire la gravità della situazione, potrei catalogare le tecniche di risveglio (peraltro tutte fallimentari) che negli anni si sono succedute nella condivisione delle nostre vite.

Metodo fallimentare n.1:
Le frasi gentili e delicate.
Del tipo:
"Homo, tesoro! E' ora. Devi svegliarti. Dobbiamo andare".
Dieci minuti dopo:
"Homo, caro. E' ora. Siamo in ritardo. E' ora di svegliarti".
Trenta minuti dopo:
"Homo caro, Dai! Svegliati! Su! Su!", a questo punto mi sto aiutando con gesti e spintarelle.
Niente.
Un'ora dopo, frustrata ed avvilita, la sottoscritta alza il timbro di voce rasentando l'urlo isterico, e provocando nel consorte uno stato di trauma psico-fisico che sicuramente ha da tempo bruciato in modo irreversibile un buon 70% dei suoi neuroni attivi.
Metodo chiaramente fallimentare.
Archiviato.

Metodo fallimentare n.2:
Il succo di frutta a letto.
Tale metodologia ha sembrato dare accenni di riuscita.
All'inizio.
Poi gradualmente, come un vaccino,
il nostro, si è autoimmunizzato, arrivando praticamente a bere direttamente nel sonno il bibitone (sempre più grande) di succo fresco; e ricadendo in letargo poi come se niente fosse.
Tale metodologia si è declinata nel tempo in una serie infinita di varianti, che vanno dal caffè, al bicchiere di acqua ghiacciata o addirittura all'intera colazione a letto.
Niente.
Tutte le volte si riaddormenta.
Dopo timidi accenni di riuscita, anche questo metodo è stato impietosamente archiviato.

Metodo fallimentare n.3:
Il martello pneumatico.
Questa metodologia è stata gentilmente offerta in beneficenza per "il caso umano" da un gruppo di operai i quali, avendo evidentemente avuto pietà di me, per un breve periodo, hanno deciso di posizionare un cantiere di lavori stradali proprio sotto la finestra della nostra camera da letto.
La prima mattina il nostro eroe infatti ha reagito dando cenni di vita.
Si è svegliato dopo i primi 15 minuti di tremore del palazzo, scosso praticamente da una sorta di terremoto al decimo grado della scala Mercalli.
La seconda mattina i minuti sono diventati 25.
Alla terza mattina, dopo ben due ore di martellamento pneumatico, gli operai vanno in pausa caffè.
A quel punto, il nostro si alza dal letto proferendo la seguente frase:
"Che bello Eppi! Gli operai hanno finito i lavori! Questa mattina non si sono sentiti!".
Metodo ovviamente archiviato e bollato.

Metodo fallimentare n.4:
i giochini per bambini lenti.
"Homo, ora muovi un ditino", e lui muove un ditino.
"Homo dai! Alza una manina", e lui alza una manina.
"Ora Homo, solleva un braccetto", e lui solleva il braccetto.
"Adesso, muovi una gambina", esegue.
Si procede insistentemente riattivando la circolazione nel corpo esanime e letargico del nostro, fino a completo (si fa per dire) risveglio.
Metodo troppo lungo e impegnativo.
Archiviato.

Metodo fallimentare n.5:
il ricatto psicologico.
Dovete sapere che il nostro,
la mattina ha piacere di non svegliarsi in solitudine (pure!).
O meglio, quando ciò avviene (nel caso in cui io debba uscire di casa ad orari decenti), qualora non avessi avuto il tempo di resuscitarlo, Homo mi cade in depressione.
Si avvilisce e dà inizio ad una di quelle che possiamo archiviare sotto la dicitura "giornate tristi e senza prospettive di recupero".
Ovviamente, spinta da infinito amore ed interminabile pazienza, al fine di evitare questo temibile stato d'animo, quando ho un appuntamento, comincio da un'ora prima di uscire, a ripetere il mantra:
"Homo, caro, sto per uscire".
Dopo 10 minuti:
"Homo, caro, sto per uscire".
Dopo 20 minuti:
"Homo, caro, sto per uscire".
Dopo 30 minuti:
"Homo, caro, sto per uscire".
Dopo 45 minuti:
"Homo, caro, sto per uscire".
E così' via, fino allo sconquassamento di timpani (del nostro) e alla crisi di nervi/epilettica (mia).

Ma voi che dite, la prossima volta,
LO LASCIO DORMIRE?!?

ps: si accettano suggerimenti per eventuali nuove tecniche di risveglio.
OH! A CHI MI TROVA LA SOLUZIONE ASSEGNO IL PROSSIMO TEFPOW.

venerdì 6 novembre 2009

La sorpresa

Sproloquiato da eppifemili alle 08:19 27 commenti


L'altro giorno becco Homo davanti al computer che, quando passo io, chiude di corsa una schermata e comincia pateticamente a fare lo gnorri (dicesi "gnorri" colui il quale cerca in modo fin troppo evidente di condurre l'altrui attenzione verso lidi più sicuri e confortevoli con l'unico scopo di uscire dall'imbarazzo di una situazione oltremodo scomoda).

Mhmhm....

"Che facevi?", io vaga (molto) + curiosa (da attacco sincopato) + sospettosa (al limite del sopportabile).

Lui, rosso sulle gote, occhio pallato e roteante
a cazzo, con aria di chi nasconde ma non sa assolutamente mentire.

"
Niente. Una cosa. Che vuoi?!", che fa?! Ribatte?!

E' palese come il sole di ferragosto a mezzogiorno che sta nascondendo qualcosa.
Sento che si sta per scatenare l'investigatrice che è nascosta in me.
Manco tanto nascosta, a dire il vero.
Lui, è convinto di avermi fregato, imbastendo la strada del "Ora cambio discorso così si dimentica".
Illuso...
Tzè.

Io sono la versione giovane di Jessica Fletcher, PIU' la versione femminile del Tenente Colombo, PIU' la versione impicciona di Dexter...

e secondo voi, me la potevo bere?!?

Sono lì, lì che sto per armarmi di lente di ingrandimento fotonica, macchina della verità con elettrodi al cianuro e binocolo ai raggi X.

Ho praticamente già indossato il camice bianco di Dexter.

Sono tentata....

MA NO.

Resisto.

Io sono una che, nonostante la sua cronica curiosità per
n'emporte quoi, si fida e lascia correre.
Io!
Un'incurabile illusa forse, ma sono fatta così.

Troppa fatica preoccuparsi prima e dopo.
Tanto vale preoccuparsi solo dopo.

Quindi vado in cucina e lascio Homo alle sue
oscure ed ignote trame.

OGGI
.

Il nostro arriva tutto tronfio e soddisfatto e fa:
"Ti ricordi l'altro giorno quando trafficavo davanti al computer!?!? Beh! Ero lì che facevo questo".

E tira fuori due fantastici biglietti per un concerto al quale volevamo andare.

Io, felice e compiaciuta della scelta non indagatoria di qualche giorno fa, gli salto al collo.

"E poi, soprattutto, anche questo", ride.

E tira fuori altri due biglietti per
"IL CONCERTO".

Quello che ho mancato innumerevoli volte nel corso della mia vita per i motivi più bizzarri.
Quello che ho rimpianto per mesi.
Di cui parlo da una vita.
Quello che è rimasto in me come un sogno nel cassetto non realizzato.
Quello che non sapevo ci sarebbe stato in un freddo giorno del prossimo febbraio.
Proprio quello.
E lui ha in mano due fantastici ingressi per NOI.

Lo dicevo io che non fidarsi è bene.

Ma fidarsi è meglio.

venerdì 23 ottobre 2009

Mission Espugnation

Sproloquiato da eppifemili alle 11:00 33 commenti


Armata di sega, cacciavite, e martello, alcune sere fa, la Eppifemili ha deciso di compiere la prima crociata contro un mobile, che sia mai esistita.

Titolo:
"Eppifemili e l'espugnazione dell'armadio sigillato".

Lui è lì, in tutta la sua "
verditudine".

Giace solenne, bello ed
inesorabilmente chiuso.
(coloro i quali non avessero idea del perchè, sono pregati di leggere
QUI).

Al suo interno, custodito da sportelli ostili, tutto il nostro guardaroba invernale.

Maglioni, cappotti, maglie, felpe, riposano indisturbati, addormentati da mesi, nel tepore dello scrigno di legno che li contiene.

A questo punto è diventata questione di vita o di morte.
O noi o lui.
Dobbiamo espugnarlo.

Dobbiamo sradicare i suoi sportelli omertosi ed aprire la via della nostra sopravvivenza contro l'assideramento.

Armati della solita scala, motivati come trichechi polari e con il tifo rassicurante di Pino il Pinguino (giunto in visita per l'occasione), iniziamo l'operazione.

Seghiamo gli interstizi, limiamo gli spigoli, martelliamo le giunture.

Siamo efficienti come orologi cinesi.
Ma non ce ne curiamo.
Procediamo spediti verso la vittoria.

Noi di Eppifemili siamo gente seria: abbiamo tutta l'intenzione di portare a termine la
"Mission Espugnation".

E non c'è altro da dire.

Tac, tac (bottarelle).

Bum, Bum, Bum (martellamento).

Yeiiin (cigolio).

Frush, frush (segagione).

Ragazzi, il catafalco risponde alle nostre sollecitazioni.
Comincia a dialogare con i nostri gesti.
C'è.
E' sveglio.

Dopo un'ora di esitazione, finalmente l'armadio più verde del mondo
SI CONCEDE A NOI.

Magicamente tutte le ante si spalancano.
Io, per l'emozione, comincio a sentire gli angeli cantare.
Ma forse è solo la musica che viene dal pub sotto casa.

Gli amati vestiti si svelano ai nostri occhi increduli.
Siamo felici.
Gioiamo della nostra operosità.

Presi dall'entusiasmo, prendiamo un paio di maglioni di lana e due giacche pesanti.

Li indossiamo e, orgogliosi della vittoria, decidiamo di festeggiare andando a cena nel ristorante sotto casa.

Peccato che quella sera a Roma fanno 30 gradi e sia io che Homo, nonostante il tavolo all'aperto, ci siamo sparati una sauna che manco in Svezia.
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