giovedì 1 ottobre 2009

ABSOLUTE TANGHERA - IL RITORNO

Sproloquiato da eppifemili alle 10:53 28 commenti
Bip. Biip.

Hai un nuovo messaggio.

"Eppi! Questa sera ricomincia il corso di tango!
Ci vediamo all'ingresso alle 9 in punto? Sono già tutta eccitata. Uby".


Uby= mio amico gay, ex drag queen (presto di nuovo alla ribalta), mio cavaliere nella scorsa stagione che ci ha visti protagonisti di INDIMENTICABILI serate danzanti, nonchè segretamente enamorado de el enseniante de tango Estefàn. OLE'!

Rispondo al messaggio:

"Io già volteggio nell'aere come un facocero namibiano".

Ragazzi.
Questa sera ne prevedo delle belle.
Prometto aggiornamenti.

Per chi avesse perso le puntate precedenti, consiglio un ripassino QUI, QUI e volendo anche QUI.

mercoledì 30 settembre 2009

Per tutto il resto c'è mastercard

Sproloquiato da eppifemili alle 09:00 49 commenti
Qualcuno potrà pensare che capitano tutte, ma proprio tutte, a me.
E infatti ha perfettamente ragione.

Oggi ho un'altra missione da compiere, in apparenza un po' meno "suicidio" del solito.

Devo registrare alla Siae il mio primo e quasi certamente unico manoscritto.

Ebbene si.
Ciò avuto la faccia tosta, da un annetto a questa parte, di scrivere un romanzo.
Ora, non è che io abbia proprio velleità da scrittirce;
ed infatti non penso assolutamente che troverò mai un editore abbastanza fulminato da voler pubblicare una mia "opera";
o almeno, non senza che io lo abbia prima pagato profumatamente in soldi o in natura.
La qual seconda cosa, a dire la verità, potrei anche valutare in caso di richieste insistenti da parte del sosia di George Clooney.

In ogni caso, la mia amica scrittrice mi dice che ASSOLUTAMENTE DEVO, iscriverlo alla Siae.
Motivazione imprescindibile: "perchè non si sa mai. Potrebbero sempre rubarmi l'idea".

Io penso che, se esistesse davvero un povero disperato desideroso di rubare le mie idee, sarebbe ad un livello di ispirazione creativa talmente basso da dover guardare in alto per salutare Danny de Vito.

Comunque, da irrecuperabile fatalista paranoica quale sono, una volta insediata la pulce nell'orecchio, quella ci si è messa comoda.
E quindi, per non sapere né leggere e né scrivere (e in questo caso specifico, soprattutto per non saper scrivere), mi decido.

Vado a registrare lui:

il mio primo ed unico manoscritto.

200 pagine di deliranti parole ingarbugliate, elucubrazioni stravaganti, storie di depressioni ed epilogo improbabile.

Vado a dargli dignità.
In fondo, se la merita.
Perchè no?

Esco alla buon ora.
Mi metto il casco e salgo sul motorino.
Devo attraversare la città.
Ciò una fiacca.
Arrivo agilmente all'Ufficio Opere Inedite.

"Scusi, dovrei registrare un manoscritto. Cosa devo fare esattamente e dove devo andare?"

"Terzo piano, stanza 311", fa l'usciere.

"Grazie. Molte grazie".

Entro nella stanza.
Ho solo 3 persone davanti.
Capirai!
Rispetto all'Ufficio Anagrafe Centrale di Roma - Primo Municipio o alla stronzissima ed infida Palestra Comunale, qui è roba da dilettanti!
Tszè!
Arriva subito il mio turno.

"Devo registrare un manoscritto inedito", e sono certa che rimarrà tale, ma tantè.

"Si certo. Ha il modulo?"

"Si eccolo". Oggi sono un treno!
Preparatissima.
Infallibile.
Non ci sono possibilità di errore.
Nessun margine di rischio.
No spazio agli imprevisti.

"Ha la copia del manoscritto firmata in ogni sua pagina?"

"Certamente", ho ancora il crampo alla mano.

"Perfetto. Come vuole pagare? Contanti o bancomat?"

"Contanti va bene".

"Allora deve andare prima in banca al piano terreno, fare il versamento e poi tornare qui".

"No guardi. Se è così, preferisco usare il bancomat; mi sembra più rapido".

"Va bene. Ecco. Prego. Digiti il codice", e mi alllunga la piccola tastiera facendola passare attraverso la finestrella dello sportello.

Tic, tic, tic.
Rattatraaa!
....Rraaatt!

....RUT.

"La tastiera del bancomat si è inceppata. Attenda un secondo. Non sta stampando la ricevuta di avvenuto pagamento". Ma io dico, ti pareva che poteva andare tutto liscio per una volta!?

"Un secondo solo e risolviamo".

Il tipo dello sportello inizia a smontare la macchinetta.
Tira fuori il rotolino della carta.
E' lui il colpevole.
Lo maneggia.
Lo gira.
Lo reinserisce.
Io lo guardo basita.

"Ancora un istante signorina. Adesso risolviamo. Un attimo di pazienza".
Ecchissemove.

Ripete l'operazione.
Comincia a sudare per l'evidente imbarazzo.
Questa cavolo di macchinetta non ne vuole sapere di fare il suo dovere.

"Provo a cambiare il rotolino. Forse questo è rovinato", è evidente che non sa più che pesci prendere.
Dietro di me ormai si è creata una fila di venti persone.

Lo fa.
Cambia il rotolino di carta.
Niente.
Prova con un altro.
Niente.
Chiama in aiuto la collega che giaceve impassibile alla scrivania dietro di lui.

Insieme, iniziano a trafficare, accanendosi sulla povera tastierina incriminata.
In due, ora si dividono i compiti.
Studiano una strategia.

Una tiene la macchinetta;
l'altro inizia una delicatissima quanto rischiosa operazione chirurgica a cuore aperto.

Diagnosi: macchinetta colpita da momentanea disfunzione motoria.
Intervento: trapianto di rotolino.
Prognosi: riservatissima.

Dopo poco, la collega rinuncia e, disperata, va al telefono.
Chiama i rinforzi.

Arriva la signora Anna con una pancia ad un evidente stadio avanzato di gravidanza.
Siamo certamente prossimi all'ottavo mese.

In pratica attorno al minuscolo apparecchio, ora sono in 3 e mezzo.
Di cui il mezzo non è ancora nato ma ci sta seriamente ripensando.
Non ritiene sia opportuno nascere un un mondo in cui la gente si agita inebetita e senza tregua attorno a un pezzettino di plastica.
Manco fosse un lecca lecca o, chessò, un cornetto Algida.

"Niente", continua il tipo dello sportello.
"Dobbiamo chiamare Mario".

Beh, dico io!
E cosa stiamo aspettando?!
Chiamiamo Mario allora!
Se Mario ha la soluzione, Mario è il nostro uomo!

"Anna. Chiama Mario."

"Si pronto, mi sai dire dov'è Mario? Abbiamo un problema con il pos-bancomat. E' urgente. Altrimenti non possiamo rilasciare la ricevuta ed il certificato di registrazione ad una persona che ha già pagato".

Si crea una tesa aspettativa.
Quelli in fila dietro di me cominciano a pregare.
Io mi accascio sul bancone esausta.
Il gruppetto al di là del vetro, attende silenzioso.

Mario arriva serafico.
E' un ometto magrolino alto uno e cinquanta.
Fisico da lanciatore di coriandoli e sguardo loffio.
Mi guarda.
Poi con calma, scruta la combriccola tutta concentrata sul pos.

Capisco immediatamente che lui è il mio uomo.
Ciò di cui ho bisogno.
Vorrei saltargli al collo per l'entusiasmo, ma poi penso che potrei abbatterlo lasciandolo spalmato al suolo.
Indi desisto.

Mario ti prego, compi il miracolo!

Si fa largo.
Con un gesto misurato, scansa gli altri che si aprono al suo passaggio come fossero le acque del Mar Rosso al passaggio di Mosè.

Prende l'apparecchio in mano.
Lo gira.
Lo rigira.
Pensa.
Attimo di silenzio...
Suspance.
Sento che sta elaborando il responso.
E infatti pontifica:


"E' rotto.

Nun ce sta gniente da fa'.
A signorì jela scrivo a mano 'a ricevuta.
Vabbè?"


Lo sapevo che era il mio eroe.




martedì 29 settembre 2009

Circa gli accadimenti di venerdi sera e il loro epilogo bizzarro.

Sproloquiato da eppifemili alle 09:00 42 commenti
Ho appuntamento con S. alle 8 in punto in un bar dove il nostro usuale gruppo di amici è solito incontrarsi il venerdi sera.
Infatti arriveranno anche altri simpatici individui che da tempo immemore allietano le mie serate.

Io sudo freddo.
Non so come dire a S. che A., nel pieno di una crisi depressivo/convulsiva, ha deciso di non recare la sua magna persona fino a noi.
Io me ne son fatta rapidamente una ragione.
Ma come la prenderà S.?
Dopo tutte quelle energie spese nei giorni passati a farsi bella, che manco per il restauro della Cappella Sistina, per lei non sarà facile incassare il colpo.

In ogni caso, segretamente, confido nel potere taumaturgico che hanno per lei una botta di cipria e due spazzolate di mascara nero carbone.

Arrivo nella piazzetta.
Lei è già lì.
Non avevo dubbi.
Emana un'aura luminosa.
Una luce evanescente si irradia attorno alla persona tutta, scaturendo dalla sua intrinseca energia postiva.
Tuttavia mi balena il sospetto che quella luce sia invece frutto del riflesso degli occchiali da sole giganti (montatura bianca e lente specchiata) che troneggiano sul suo bel nasino.

Appena mi vede da sola, si verifica istananeamente in lei un crollo emotivo che rimbalza immediatamente sull'espressione facciale.
Le ciglia mi si afflosciano, il capello piastrato mi si elettrizza un po' come se avesse messo le dita nella presa da 220, il rossetto cola e soprattutto, l'aura che prima la illuminava, si spegne fatalmente dopo aver emanato intermittenti e gracchianti bagliori.

"Ciao Eppi!
Cioà!
Non ci posso credere!
Non è venuto!??!!"
Vedendola trasalire, sto per tirare fuori i sali dalla borsetta ma improvvisamente riacquista colore e decido di rimandare.
Si...! Brava!
Resiste!
E' ancora in piedi!

"Cara, mi dispiace tanto.
Ti avevo avvisato del fatto che ho ricevuto dei messaggi sospetti che non promettevano niente di buono.
Non sai quanto sono delusa!",
avevo infatti preventivamente cercato di atttutire il trauma dandole degli input circa la remota possibilità di un cambiamento di piani.

"Oddio no! Cioà! Vabbè.
Mi sa che non ci 'ssa gniànte da fare.

Il dessino vuole così.

Cioà, alla fine 'ssa storia va presa con filosofia.

Io e lui non ci incontreremo mai.

Rimarrò single a vita.

Però cara, sono davvero contenta di vederti.
Alla fine sai che c'è!?! Beviamoci su e non pensiamoci più!"
Grande S.! Ti sta per partire l'embolo per la disperazione, ma reagisci.
Sono orgogliosa di te!

Ci sediamo al tavolo e nel giro di alcuni minuti ci raggiungono il Bellis (architetto), Il Giangi (commercialista) e la sua fidanzata Mari (psicologa).
Iniziamo con un prosecchino, per non sapere né leggere e né scrivere.
Ma ben presto sul nostro tavolo cominciano a scorrere fiumi di vino bianco fresco che immortalano una delle ultime calde serate romane.
S. è demoralizzata, ma arranca raschiando il fondo della bottiglia di Traminer con tutta la forza delle sue unghie laccate in una trendissima tinta fluo.

Se la beve, se la ride e un po' se la lamenta anche.

Dietro di noi, noto una ragazza che mangia da sola.
Ha di fronte un piatto e un bicchiere a calice con del vino bianco dentro.
Sta evidentemente cenando.
Da sola.
Accovacciato alle sue gambe un piccolo cagnolino la scruta protettivo.

Come al solito, il Bellis si lancia e attacca bottone.
Si scopre quasi subito che è stata appena mollata dal fidanzato storico, il quale le ha chiesto la classica pausa riflessiva.
Questa è la prima sera che lui non dorme nella loro casa.
E lei non ce la fa a stare da sola.
Tò!
Casualmente, tutto ciò suscita nel Bellis uno spontaneo interesse dettato dalla sua particolare vocazione all'arte consolatoria.
Vero obiettivo: il rimorchio della biondina la quale, nel giro di 3 minuti, viene fagocitata e si ritrova seduta al nostro chiassoso tavolo.

Dunque, ricapitolando, l'allegra combriccola si arricchisce di:

N. 1 donna depressa corredata da acute crisi abbandoniche

+

N.1 cane randagio da poco raccattato dalla strada, accompagnato dalle medesime crisi.

E' tuttapposto.

Comincio a percepire nell'aria una strana sensazione: la serata sta decisamente prendendo una piega bizzarra.

Al nostro tavolo erano già presenti:

-
S., single quarantenne abbacchiata e pure un bel po' brilla, in vena di bilanci esistenziali negativi
-
Eppi-architetto in uno stato d'ansia cronico, causa missione consolatoria; è tuttavia armata di un inusuale spirito di iniziativa e di una massiccia dose di anti-depressivi.
-
Il Bellis, giullare storico del gruppo, decisamente lanciato verso un'impresa disperata e galoppante di rimorchio selvaggio.
-
Il Giangi, uomo dalla sensibilità sopraffina, avvezzo al pettegolezzo impudico che la schiava Isaura gli fa un baffo.
-
e soprattutto la Mari, professione psicologa, con la mania dell'interpretazione e frantumazione della personalità di tutti quelli che le capitano a tiro.

L'aggiunta dei sopra citati due nuovi arrivi, non mi pare creare una sinergia emotiva ideale per la serena prosecuzione della serata.
No.

In men che non si dica, quello che doveva essere un banale aperitivo autunnale, si evolve geneticamente in una profonda seduta psicanalitica, con la nuova arrivata in lacrime accasciata sulla sedia, S. che la consola, Il Giangi che le riempie continuamente il bicchiere per farle dimenticare i suoi guai, la Mari che la psicanalizza e il Bellis che ci prova come un disperato.

Argomento trattato: lo spezzettamento dell'io e la frammentazione del subconscio extra sensoriale inserito in un contesto di privazione sentimentale.

Risultato: una sonora e memorabile sbornia collettiva.

Manco ve lo dico che sono tornata a casa con un gran mal di testa.

domenica 27 settembre 2009

IL TERZO TEFPOW !!

Sproloquiato da eppifemili alle 12:04 21 commenti
bravo


E' domenica.
E, come ogni domenica, qui da Eppifemili aleggia nell'aria, rapace come un avvoltoio, lui:

il
TEFPOW (The Eppifemili Favourite Post Of the Week).

(chi non sa di cosa si tratta e si è deciso a farsi finalmente una cultura, è pregato di andare QUI e, volendo anche QUI ).

Questa settimana è il turno del geniale blog di
Sunofyork.

Signori e signore!
Oggi si parla di UOMINI!

Oltre alla brillante e lucida analisi socio-culturale che ne ha fatto lei,
mi permetto di integrare il concetto con una simpatica riflessione che tempo fa io e la mia ormai inseparabile Tendallegra elucubrammo assieme.

Dai nostri cervelli evidentemente malati ne derivò una sorta di schema esplicativo.
Una legenda insomma.
Un libretto delle istruzioni per donne impenitenti e DECISAMENTE sull'orlo di una crisi di nervi;
ma anche (e sottolineo anche) per uomini che, dotati di una certa dose di autoironia, abbiano voglia di trarre inestimabili insegnamenti dalla lettura di tali avanguardistiche conclusioni sociologiche.

Decidemmo, andando per bieche generalizzazioni (che a rileggerle quasi quasi mi sputo in un occhio) di catalogare alcune tipologie prevalenti di uomini (compagni, amici o conoscenti, amici di amici, insomma la qualunque) che hanno avuto il privilegio di imbattersi in noi nel corso delle nostre
auguste vite.

Avemmo infatti il coraggio e la faccia tosta di classificarli nel seguente ragguardevole modo:

Iron man: quello che ti risolve tutte le questioni, l’uomo intraprendente, quello che non deve chiedere mai, quello che ti dice “Tranquilla baby, penso a tutto io”, il supereroe, insomma (ma esiste?! Se si, prego fornire numero di telefono e indirizzo email. Provvederò ad inserirlo prontamente nell'Eppi-schedario della Eppi-agenzia matrimoniale che, viste le pressioni da voi sollecitate, aprirò quanto prima).

Culodipiombo man: come da definizione, quello apatico e pigro, che non si alza mai a causa dell’eccessivo peso (piombo appunto) delle sue terga (culo), che stravaccato sul divano è sempre stanco; quello che rimanda al dopodomani ciò che andrebbe fatto subito, quello che ha un entusiasmo pari a quello che potrebbe scaturire dalla lettura dell’autobiografia di un tronista di “Uomini e donne”.

Ecchedupalle man: noiosooooooooooo, noiosoooooooooooo….tutto pieno di sè tanto da scoppiare, ‘nà pentola de fascioli in perpetua ebollizione. Si può tranquillamente collegare direttamente alla categoria de “IL PESANTE”.

Furio man: ve lo ricordate Carlo Verdone vero? Quella dei Furio-men è una specie in continua evoluzione che credevasi estinta ma che tuttavia si riproduce ed insinua trasversalmente nel moderno contesto sociale. Non devo aggiungere altro. Il video parla da solo.

ps: uomini scatenatevi. all'ingresso c'è una cassetta di pomodori e uova marce che potete serenamente e liberamente lanciare addosso alla sottoscritta,
e a tutte coloro che lasceranno commenti solidali.
Nessuna esclusa.


Ciò premesso, aggiungo alla lista un'ulteriore tipologia individuata dalla vincitrice del TEFPOW di questa settimana, e vi auguro una buona lettura di:

L'uomo catorcio
-cliccaci su per leggerlo -


*Qualora il meritevole del TEFPOW avesse qualcosa in contrario, potrà segnalarlo alla Segreteria di Eppifemili.
(Orari di apertura: il mercoledì dalle 10:00 alle 10:05
).
Sarà mia premura rimuovere immediatamente il link.


**Qualora il meritevole volesse invece dare prova sul proprio blog di essere stato insignito dell'autorevole segnalazione, potrà copiare ed incollare il seguente codice un po' dove cavolo vuole:

venerdì 25 settembre 2009

Siamo esattamente sull'orlo di una tragedia

Sproloquiato da eppifemili alle 12:30 38 commenti
Ma se vi dico che dopo tutta la fatica fatta da S. per l'arrivo di A. (clicca su se sei ignaro),
quest'ultimo ci sta elegantemente per dare una buca clamorosa, ci credete!?!?

Becco
il nostro, collegato su gmail, all'ora di pranzo del giorno in cui sarebbe dovuto arrivare (cioè 5 minuti fa).
E già la cosa mi pare alquanto sospetta, considerando che si sarebbe dovuto trovare da tempo alla guida della sua fida quanto moribonda Renault 4.
.

Quindi provvedo ad indagare via chat.
Roba che manco l'Inquisizione.

"Tesoro, ma che fai ancora lì?!! Non dovevi essere in viaggio?!?!" (traduzione: amico caro di vecchia data nonchè compagno di innumervoli avventure giovanili per le quali ti sarò sempre grata, potresti spiegarmi che cazzo ci fai ancora incollato ad internet quando dovresti essere leggiadro e spedito sulla Milano-Roma a 120 km orari minimo?!)

"Ah! Si Eppi, beh! Diciamo che ho avuto un problemino. Sono in una fase di bad mood e ancora non so se riesco a venire oppure no".

"Dai! non ti preoccupare! Ti tiriamo noi su il morale. Sali in macchina! Sbrigati" (traduzione: amico caro di vecchia data, pur essendo a conoscenza della tua atavica indolenza nonché totale e cronica inaffidabilità, alza il tuo regale culo e direzionati nella capitale. Subito!)

"Posso fartelo sapere tra un po'?!"

"Certo. Non c'è problema. al massimo ti metto a dormire in terrazzo nella cuccia di Eppi-dog" (traduzione: si certo amico caro di vecchia data; così poi a Roma ci arrivi col teletrasporto dato che ci vogliono almeno 5 ore per scendere giù e noi abbiamo appuntamento per cena con almeno altre dieci persone. Stai sereno amico caro di vecchia data. Con calma.)

Ora, la mia perforante preoccupazione, in verità, è unica e sola:

SE ALLA FINE NON VIENE, COME LA PRENDERA' MAI S. ?!?!

Finale con sorpresa

Sproloquiato da eppifemili alle 10:05 25 commenti
Io mi domando e dico:
ma ci si può commuovere ancora ed ancora alla duecentosettantesima volta che si guarda lo stesso film?
Rassegnatevi.
La risposta è si.

(E con ciò mi sono giocata tutti i lettori di sesso maschile. Lo so e forse un giorno me ne farò una ragione).

Il film è,
chettelodicoaffare, Dirty Dancing.
Lasciatemi perdere che ciò la lacrima facile in questo periodo...

La situazione è la seguente.

Homo è uscito a cena con degli amici.
Io, esausta e reduce da una giornatina in cui è accaduta la qualunque, decido di restare in casa.

Fuori piove.
Mi pregusto una deliziosa seratina in solitaria.
Unica presenza ammessa: Eppi-dog.
Me la piazzo sui piedi per farle emanare quel teporino paradisiaco dalla sua pancetta calda.

Proprio questa sera Sky mi vuole fare un regalo.
Uno dei film che maggiormente hanno segnato la mia vita sentimental/adolescenziale.
Ah! Che ricordi.
I primi tacchi, il mascara celeste anni 80, le spalline da goldrake, quel gran figo di Morten Harket...

Dirty Dancing:
L'essenza stessa del romanticume più didascalico.

Un distillato di sentimenti zuccherosi che si intrecciano, si accavallano, si rincorrono per quasi due ore, lasciandoti il cuore gonfio e tre carie nuove in bocca.

Una sola parola:
IRRINUNCIABILE.

Se in questo momento mi citofonasse Johnny Depp, probabilmente gli direi che ho da fare.
No. Vabè.
Adesso non esageriamo.

Mi sistemo.
Mi apparecchio.
Comincia.
L'inizio del film trascorre agile, fra uno yogurt e una sbirciatina ad internet.

Poi, solo poco dopo, inizia la parte succosa; la melassa vera.
Pillole di baklava al miele iniettate direttamente nelle vene.

Un super gagliardissimo Patrick Swayze (Johnny) insegna l'arte del ballo a
"sciapetta Baby", equipaggiata di onnipresenti jeans bianchi tatuati sul culo, ondazza di frangetta indomabile spiaccicata sulla fronte come se gliel'avesse leccata una mucca, e sguardo da pesce lesso che manco io quando Homo mi ha chiesto di sposarlo.

Ballano in ogni dove: in camera, in palestra, in acqua, su un tronco d'albero.
A quel punto la mia immedesimazione ha raggiunto il livello critico di circa il 90%.
Sono con loro in camera, in palestra e pure (agile come una gazzella ubriaca) sul tronco.

Quando si esibiscono nel primo spettacolo in pubblico (esattamente nel punto in cui a lei finalmente mettono un po' di trucco in faccia -
sia lodato Jill Cagnè -),

io sono Baby.

Salto, mi libro, volteggio sorretta dalle possenti e monolitiche braccia di Johnny.
Sono ormai ad un passo dalla schizofrenia e dal delirio di onnipotenza.

Pure Eppi-dog sembra interessata e, guardando lo schermo, millanta intelligenza che fuoriesce dal suo unico, impazzito neurone.

Durante l'intensa storia d'amore (nella quale si sparano almeno altri 20 o 30 balletti) sto di fatto affogando nelle mie stesse lacrime.
Io e la fontana di Trevi, in pratica, siamo una cosa sola.

E' tutto un progredire, un aumentare di pathos.
Sono in fibrillazione e procedo spedita (a passi lunghi e ben distesi) verso il
singhiozzo selvaggio.

Nella scena finale, credeteci o no, quando Johnny torna per riprendere lei, sbattuta come un mocho vileda in un angolino buio della sala,
prima di lanciarsi nell'ultima romanticissima danza,
io vi giuro che ho sentito uscire da quelle labbra
QUESTE ESATTE PAROLE:

"Nobody puts Eppi in the corner".


ps: lo so. So' soddisfazioni. E voi? Sparate un po' i vostri film cult...

ppss: grazie Johnny.

giovedì 24 settembre 2009

Matrimonio con sorpresa.

Sproloquiato da eppifemili alle 09:15 47 commenti
Qualche giorno fa siamo stati invitati al matrimonio di una cara amica di Homo.

"Tu Donna, ricorda che il matrimonio è un impegno importante. Dal quale non si può tornare indietro.
Dovete venirvi incontro.
Essere amorevoli l'uno con l'altra",
pontifica il prete.

"Tu Donna, devi essere paziente", continua.

"Tu Uomo, se lei una sera è stanca e non vuole cucinare, vai in rosticceria e compra qualcosa da mangiare insieme, nella condivisione della vostra famiglia".

"Tu Uomo, sii consapevole del fatto che mentre lavori in ufficio, anche lei lavora in casa. Non dimenticartene. Sii comprensivo".

"Tu Donna, quando lui rientra la sera, sin dai suoi primi passi, devi capire se è il caso di stare zitta oppure parlare".

Tòh!
La sposa è impallidita.
Tutti credono che abbia un mancamento.
Poverina, è emozionata.
Io penso tra me e me, che stia per tirare fuori, da sotto il vestito a meringa, una beretta calibro 22 con l'intenzione di terminare il prete e fuggire ai Caraibi col fotografo.

Finita la cerimonia, inizia il ricevimento.

Al brindisi, dopo aver tagliato la torta,
tutti urlano all'unisono:

DI-SCOR-SO!
DI-SCOR-SO!

Gli sposi imbarazzati, non sanno cosa dire.
Lui muto.
Lei se lo guarda e, indicandolo, fa:

"Dato che il prete ha detto che io devo stare zitta, ora il discorso lo fa lui".

Tu, Uomo, beccati questa e vedi di afferrare al volo l'antifona.
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